Su un recente numero di Eco, la rivista economica diretta da Tito Boeri, è stato pubblicato un interessante grafico a quattro quadranti che mostra l’impatto dell’intelligenza artificiale sulle figure professionali.

Sull’asse orizzontale, con valori compresi tra 0 e 1, è rappresentata la difficoltà di una completa automazione del lavoro: quasi nulla per gli addetti al telemarketing, quasi impossibile per figure come psicologi, magistrati e giuristi.

Sull’asse verticale, con valori compresi tra -1 e 1, è rappresentata l’esposizione all’automazione, ovvero quanto facilmente un lavoro può essere automatizzato (è un lavoro ripetitivo? è basato su flussi di dati?).

Il risultato è un grafico suddiviso in quattro quadranti. Quello in alto a sinistra è il famigerato quadrante delle professioni più esposte e più facili da automatizzare, che verosimilmente scompariranno in un futuro prossimo. Tra queste, oltre ai già citati addetti al telemarketing, figurano anche i dipendenti contabili e i bancari, con conseguente crollo del mito del posto fisso in banca, oggi più precario che mai. Anche i dirigenti bancari svolgono funzioni esposte, ma, grazie al loro ruolo decisionale, si collocano nel quadrante in alto a destra, riservato ai mestieri più difficili da automatizzare. In questo quadrante troviamo anche i medici, in particolare psicologi, dentisti e veterinari.

Nei quadranti inferiori si trovano invece i mestieri meno esposti all’automazione, e quindi più al sicuro: l’IA può sostituire un bancario, ma difficilmente un bidello, un manovale o un cameriere. Sembra quasi che i ruoli si siano invertiti: mestieri un tempo considerati meno prestigiosi stanno oggi diventando una garanzia. Per non parlare dei collaboratori domestici, ancora più al sicuro grazie alla natura intrinsecamente poco ripetitiva del loro lavoro — almeno dal punto di vista dei flussi di dati.

Ci siamo divertiti a chiedere all’intelligenza artificiale di immaginare uno scenario simile, limitato però ai soli mestieri dell’ambito IT. Il quadro è desolante: nessuna professione rientra nei quadranti inferiori (quindi tutte sono più o meno facilmente automatizzabili) e tra le più sostituibili figura proprio quella del programmatore, considerata fino a pochi mesi fa una delle più sicure. Se la cavano un po’ meglio i grafici e i web designer, grazie a un ruolo creativo parzialmente resistente all’automazione. Tutto sommato, se la passano discretamente anche i DevOps, eredi di quelli che un tempo — quando l’informatica era ancora una materia umana — venivano chiamati “capi progetto”. Bei tempi.

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Last Update: 24 Giugno 2025